Milan, intervista a Seedorf

ULTIMO AGGIORNAMENTO 11:05

MILAN SEEDORF – Ad inizio campionato, Clarence Seedorf era stato uno dei più critici nei confronti del gioco del Milan, chiedendo tre mesi di tempo per ammirare la vera squadra. Trascorso questo tempo, il centrocampista olandese ha tracciato un bilancio dalle colonne de ‘La Gazzetta dello Sport’.

“Sto meglio di cinque anni fa, non mi pesa niente. Nel derby sembravo più giovane di Sneijder? Ma io sono più giovane di Sneijder, non lo sapevate? Facile fare battute. Sneijder è un bravo giocatore che sta giocando con dei guai fisici. Non è un dramma se per una volta sono sembrato più giovane di lui”.

Aveva chiesto tre mesi per vedere il vero Milan. Questo lo è?
E’ un Milan contento dei successi, ma per arrivare a essere una squadra ci vuole tempo. I successi contano, eppure se non batteremo la Fiorentina non sarà servito aver vinto il derby. E poi anche le partite perse contano”.

E’ tornato agiocare da vero numero dieci. Quanto è importante per lei?
E’ una soddisfazione potermi muovere nel mio ruolo naturale. Mi sto godendo il momento. D’altra parte, dal 2007 a oggi a volte ho dovuto adattarmi ad altri ruoli, ma per la maggior parte del tempo ho potuto stare nella zona che mi piace di più.

Com’è il rapporto con Allegri?
Buono. Lo stimavo prima e ancora di più ora. Allegri è spiritoso, non gli piace fare lunghi discorsi seri. Ma è professionale, intelligente e furbo. Impara in fretta.

Quando ha deciso di cambiare modulo ne ha parlato con i giocatori?
Con me no, e non so se abbia parlato con qualcun altro. Ma si capiva già dalla prima amichevole che squadra aveva in testa. E non contano tanto i moduli: la differenza la fa il suo comportamento con noi, il suo modo di comunicare con la squadra. E’ questo che ci fa convivere in armonia.

Prima si parlava tanto di Milan dei brasiliani, ora di Milan che ne fa a meno. Che cosa è cambiato nello spogliatoio?
Niente. Qui non è questione di essere italiani, olandesi, brasiliani, svedesi….

Ibra è considerato uno che fa vincere ma anche divide.
Al Milan non può accadere, al Milan tutti quelli che sono arrivati si sono adeguati a uno spirito eccezionale. Abbiamo un equilibrio indistruttibile, inaffondabile. E non è detto che dopo tanti anni ci sia armonia: a volte le cose col tempo peggiorano. Ma noi siamo un gruppo intelligente.

A proposito di intelligenza, lei è considerato uno che ha cervello e prende posizione. E’ così difficile essere intelligenti nel calcio?
Ho sempre parlato in modo diretto e così mi sono conquistato il rispetto di tutti. Questo mi ha dato la forza di continuare a essere come sono.

Il Milan ha superato l’Inter dopo due anni: è la fine di un ciclo e l’inizio di un altro?
Siamo solo a novembre, l’Inter è in cerca della sua identità con un allenatore nuovo. E’ facile criticare un allenatore che arriva in una squadra che ha vinto tutto, ma ricordiamoci che Benitez ha riportato la Champions League a Liverpool dopo anni. Non è certo scarso: deve solo trovare un equilibrio per la sua squadra.

A proposito di Italia e Europa, Galliani dice che il Milan questa volta farà uno strappo e penserà di più al campionato.
Sappiamo quanto è scaramantico, secondo me lo dice per questo. E’ vero che dopo sei anni ci manca lo scudetto, ma garantisco che la voglia di vincere in Europa è la stessa.

Siete la squadra da battere?
Siamo primi, ma l’Inter resta la squadra campione.

Ha un palmares incredibile, però da anni non gioca in nazionale. Ha metabolizzato?
No, perché mi sento ancora giovane e mi pare che si sia interrotto un filo. Ma la cosa non dipende da me. Io voglio chiudere la carriera in bellezza e spero di poterlo fare anche con la nazionale.

Fonte: www.calciomercato.it