MILAN, Ibrahimovic si confessa a 360 gradi

ULTIMO AGGIORNAMENTO 11:42

MILAN – Lunga intervista a Zlatan Ibrahimovic, che possiamo leggere sul sito www.calciomercato.it, dove lo svedese del Milan parla di passato, presente e futuro:

MOURINHO – “Mou mi stimolava. E’ un vincente – ha ammesso Ibrahimovic in un’intervista rilasciata alla Gazzetta dello Sport – Esagerato? I giornalisti hanno paura del confronto, perché lui è intelligente e preparatissimo: risponde a tutto. Di certo la squadra si diverte a seguire le sue conferenze. Direi che è esagerato se non avesse avuto successo, ma vince, e quindi va bene. Mourinho arriva, vince, arrivederci e grazie”.

MIGRANTE – Anche Ibra è uno che si muove spesso: “Dove sono andato ho fatto bene, ho lasciato qualcosa. Non sono il tipo che sta vent’anni in una squadra: dopo un po’ per avere motivazioni devi cambiare ambiente, io la vedo così e ho sempre cambiato per un motivo valido. Ho lasciato l’Ajax perché la Juventus era in un’altra dimensione, ho lasciato la Juve perché andava in serie B, poi sono andato all’Inter, ho vinto i campionati e sono andato al Barcellona“.

INTER – Il suo trasferimento al Barcellona è stato accolto con stizza dai tifosi nerazzurri, ma Ibra ha un ottimo ricordo dell’Inter: “Ho vissuto tre grandi anni all’Inter. L’Inter mi ha dato tanto e rimane nel mio cuore”. Se fosse restato u’altra stagione in nerazzurro avrebbe vinto la Champions League: “Non so, è difficile dire cosa sarebbe successo se fossi rimasto”.

BARCELLONA – Arrivò al Camp Nou e baciò la maglia azulgrana, eppure tutto questo amore per il Barcellona è durato poco. “A Barcellona ho imparato che il football cambia in 24 ore – ha spiegato lo svedese – Parlo delle opinioni. Il calcio  a Barcellona è fantastico, nessuno gioca come il Barcellona, è la squadra più forte del mondo. Ma andando lì ho imparato che la gente può cambiare idea in fretta”. Guardiola è troppo giovane per gli standard di Ibra: “E’ un grande allenatore, ma con poca esperienza. E’ ancora troppo giovane per guidare una squadra con ventidue stelle che hanno personalità differenti. Guardiola pubblicamente vuole essere perfetto, maanche TigerWoods voleva essere perfetto. E nessuno lo è”. Eppure ha vinto il triplete: “A Barcellona non è difficile essere l’allenatore. Hanno vinto sei trofei in un anno, ma con quella squadra a chi non sarebbe riuscita un’impresa del genere?”. Il ricordo più bello di quel periodo è il gol al Real Madrid: “Come potrei scordare un gol nel Clasico? Cross di Dani Alves, io entro in area da sinistra e faccio gol. Vinciamo la partita 1-0″.

MILAN – Il suo rientro in Italia è stato positivo: “Bello.  Essere di nuovo in Italia mi stimola, il pubblico è differente, i tifosi più attivi rispetto a quelli spagnoli. Lì applaudono per qualcosa di bello, come fossero a teatro. In Italia è un’altra cosa”. Con Allegri c’è un buon feeling: “Sembra un ragazzo tranquillo, uno con un impatto meno forte di Mourinho o Capello, ma sa quando arrabbiarsi e quando alzare la voce. Anche lui ha una grande personalità”. Anche a Milanello lo svedese si trova bene: “E’ perfetto. Vanno tutti d’accordo, l’atmosfera è fantastica”. “Quando i miei compagni sono felici, sono felice anch’io. Perché quando vado in una squadra io mi ammazzo per i compagni. Se vincono loro, vinco anch’io”.