E così, quando il pullman della squadra raggiunge lo stadio di destinazione, il ct è obbligato ad urlare incitamenti ai giocatori che scendono dal mezzo e ad accompagnarli con le sue urla fino al termine della partita. Fanno parte dei suoi riti scaramantici anche l’abbigliamento formale e impeccabile dello stesso Maradona e il luogo delle conferenze stampa, (che in realtà secondo le regole della Fifa dovrebbe cambiare di volta in volta, a seconda dello stadio in cui si disputa il match). Niente da fare: il Pibe de Oro non si smuove da Pretoria! Anche se, a partire dalla prossima partita dell’Argentina, il ct non avrà più scuse: la Fifa ha annunciato che “non verrà più concessa alcuna ulteriore deroga al protocollo previsto“.
Una volta giunto allo stadio Maradona cerca di non farsi mancare mai una passeggiata a bordo campo, una foto ricordo con i membri della delegazione argentina, un coro insieme alla curva di tifosi, una telefonata alle figlie che lo osservano dagli spalti sempre ripresa dalle telecamere e un salutino alla sua donna, Veronica Ojeda.
Poi, poco prima di rientrare un’ultima volta nello spogliatoio prima del fischio d’inizio, Maradona si fa consegnare il quotidiano del 1986 che in prima pagina annunciava la vittoria del secondo titolo mondiale per l’Argentina. E quando la questione diventa più seria e ha inizio la partita vera e propria, la scaramanzia non basta più e Maradona, sentendo il bisogno di un sostegno dall’alto, impugna saldamente fino al 90° minuto il suo fedele rosario.
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