Lazio, Lotito attacca: “Stadio Roma dove pascolavano i cavalli”

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Lotito (getty Images)
Lotito (getty Images)

LAZIO LOTITO ATTACCA: “STADIO ROMA DOVE PASCOLAVANO I CAVALLI” / ROMA – In un intervista rilasciata al Corriere della Sera, Claudio Lotito ne ha per tutti. Direttamente da casa sua sull’Appia antica definita con orgoglio il suo quartier generale:  “È tutto mio, fino a laggiù: bello, vero? Ci abitava il fotografo di Mussolini buonanima, poi ci sono stati i D’Amico, gli armatori. Io l’ho fatto diventare il mio quartier generale”.  Il presidente della Lazio è pronto anche a scendere in politica:  “Sono pronto a mettere a disposizione la mia esperienza. Sono un uomo del fare e ho dimostrato di saper fare, sono capace di amministrare. Più che di politicanti l’Italia ha bisogno di buoni amministratori e persone perbene. Chi fa politica dev’essere pronto ad indossare il saio, cosa che a me non creerebbe problemi. Sono un uomo libero che non deve nulla a nessuno. Oltretutto le mie aziende sono floride, ho 8mila dipendenti e ho reso la Lazio, un club che dieci anni fa aveva 550 milioni di debiti, un gingillo di società con un utile di sette milioni”. Riserbo sulla parte politica che, nel caso, sceglierebbe: “Io ho ottimi rapporti con Silvio Berlusconi, ma vedo e sento tutti. L’altro giorno ho viaggiato in aereo seduto accanto a Calderoli e dietro avevo Bersani, che ha fatto anche una battuta. Quale? Non posso dirla, sono una persona riservata. Renzi? Mi piace, ha avuto il coraggio di sollevare delle questioni. Ora deve passare dalle promesse ai fatti. Come ho fatto io nel calcio, ho mantenuto le promesse e ho rotto gli schemi”. Inevitabile parlare di Carlo Tavecchio: “E’ uno che ha detto cose giuste nella forma sbagliata. Ha senso pratico, è un ragioniere di una certa età. Magari è rimasto un po’ indietro. Trent’anni fa cantavano ‘Nel Continente nero’… Quella della Uefa non è una vera squalifica, ma poi non capisco come si possa dare del razzista e fare la guerra a uno che ha costruito due ospedali in Africa, adottato tre bambini. Teleguidato da me? Falsissimo, è un grande lavoratore. Quando era a capo dei Dilettanti controllava 15mila società”. Sul suo presenzialismo in occasione delle partite della Nazionale Lotito è chiaro: “Sono autorizzato in quanto consigliere federale, punto. Se sul web si fa ironia su di me è perché sono invidiato. Vengo dal nulla, sono un uomo di successo, che dorme tre ore a notte e parla in latino. Sono colto. Non è certo una colpa essere bravi. Quando vedo arrivare Andrea Agnelli in Lega si porta dietro portavoce, dirigenti e avvocati. Io ci vado da solo”. Infine un’inevitabile stoccata alla Roma: “Faranno lo stadio nuovo, sì, ma a Tor di Valle. Lì ci pascolavano i cavalli. Non è facile fare il presidente della Lazio in una città dove D’Alema è della Roma, il presidente del Coni Malagò è della Roma. Ma io me ne frego e vado avanti. Della Roma non parlo, perché altrimenti dovrei pure parlare dei suoi conti”.