Mondiali Sudafrica 2010, ecco i segreti del “Pibe de oro”

ULTIMO AGGIORNAMENTO 22:15

PRETORIA (Sudafrica) – Dietro alle vittorie della seleccion di Diego Armando Maradona in Sudafrica c’è dell’altro al di là delle strategie tattiche, le giocate di Messi, e i gol dei vari Heinze, Demichelis, Palermo, Higuain e Tevez. Prima e durante ogni partita, il c.t. argentino compie infatti una lunga serie di riti e abitudini che, come racconta il quotidiano Olé, sono andati via via sommandosi a partire dall’esordio mondiale contro la Nigeria. Tutto ha inizio dalla discesa dei giocatori dal pullman che conduce la squadra allo stadio, quando Maradona inizia sistematicamente a urlare incitamenti, per poi proseguire durante la fase di riscaldamento fino al termine dell’incontro. Anche l’abbigliamento formale (imposto dalle figlie) fa parte di un rito rigoroso.

IL CAPRICCIO — La prima scaramanzia adottata dell’allenatore argentino riguarda il luogo delle conferenze stampa di rito, che è sempre rimasto lo stesso a dispetto di quanto preveda il regolamento della Fifa (secondo cui gli incontri con i giornalisti si devono svolgere nel luogo in cui si disputa la partita). Sin dall’arrivo in Sudafrica, Maradona ha invece sistematicamente chiesto, e ottenuto, di parlare sempre da Pretoria. La decisione, inizialmente, è stata presa per ragioni di pura comodità, ed evitare così i (trafficati) 60 chilometri di autostrada fino a Johannesburg, ma dopo la vittoria contro la Nigeria pare sia diventata anche (e soprattutto) una questione di cabala, cui Maradona dovrà tuttavia rinunciare a partire dal prossimo impegno in programma, poiché la FIFA ha fatto sapere che “non verrà più concessa alcuna ulteriore deroga al protocollo previsto”.

SACRO E PROFANO — Dopo l’incitamento ai giocatori al momento dell’arrivo allo stadio, la liturgia maradoniana prosegue con una passeggiata a bordo campo, lo scatto di una foto con ognuno dei membri che compongono la delegazione argentina, un saluto alla curva dei tifosi (che accompagna con cori e canti), una telefonata portafortuna (rigorosamente ripresa in diretta televisiva) da parte delle figlie Dalma e Giannina, sempre presenti sugli spalti, e, infine, uno scambio di baci a distanza con l’attuale fidanzata, Veronica Ojeda. Tutto ciò prima del fischio d’inizio, quando Maradona fa ricorso alla fede e impugna saldamente nella mano sinistra (la stessa con cui segnò l’ormai leggendario gol all’Inghilterra nel 1986) un rosario che tiene stretto fino al fischio finale.

IL TALISMANO DEL PASSATO — C’è un altro rito che Maradona ripete immancabilmente e che serve per rievocare la mistica e il clima dell’ultimo trionfo mondiale dell’albiceleste nel 1986. Al termine dei saluti a tifosi e familiari, prima di rientrare negli spogliatoi per gli ultimi incitamenti e indicazioni che precedono il fischio d’inizio, l’ex Pibe de Oro riceve puntualmente dalle mani di un suo aiutante una copia della prima pagina del quotidiano che 24 anni fa celebrava il secondo titolo mondiale per l’Argentina. Poter contare su una squadra ricca di campioni e con un potenziale offensivo forse unico al mondo è già un buon presupposto per aspirare al successo, ma è evidente che anche un po’ di scaramanzia non guasta.

Fonte: Gazzetta dello Sport

La Redazione di Calciomercatoweb.it