ITALIA-SERBIA, Genova – Il tifoso serbo più facinoroso, Ivan Bogdanov, si è concesso ad una lunga intervista alla Gazzetta dello Sport: “Non mi aspettavo che quanto successo allo stadio si trasformasse in un vero e proprio caso politico, scatenando problemi diplomatici fra Serbia e Italia. A me il vostro Paese fra l’altro è sempre piaciuto: sono qui per la prima volta. Non è vera la storia secondo la quale sarei già stato in Italia in passato, per l’esattezza a Napoli, in occasione di una partita di pallanuoto. Sono sorpreso di avere visto la mia foto in prima pagina. Prima della partita, all’ingresso dello stadio, uno steward che diceva alcune parole nella mia lingua mi ha sequestrato la bandiera serba e unmegafono, e questo fatto ha acceso gli animi. Avevamo bevuto molto. Poi la situazione è degenerata e all’interno mi è completamente sfuggita di mano. La mia voleva essere una protesta soltanto contro la squadra serba. Io ero solo arrabbiato con Stojkovic: lui è cresciuto nelle giovanili della Stella Rossa e poi ha cambiato squadra. E questa è stata una cosa gravissima, lui ci ha tradito. Non mi aspettavo certo la sospensione della partita, ma non esiste alcun legame fra il sottoscritto e la tigre Arkan. Io sono un nazionalista, come tutti i serbi, ma per il resto faccio soltanto un grande tifo per la Stella Rossa. Le altre ragioni del mio gesto, comunque, le dirò soltanto al giudice al momento della convalida dell’arresto. In particolare sono arrabbiato con un personaggio della Federcalcio serba. Ma, lo ripeto, sono davvero dispiaciuto che la situazione sia degenerata: la mia voleva essere soltanto un’azione di disturbo. L’intenzione era di fare del casino e basta, insomma. Io prigioniero politico? Assolutamente no, mai fatta questa richiesta. Del resto io non sono politicamente impegnato. Sarei comunque d’accordo con il mio avvocato nel chiedere il patteggiamento e poi l’espulsione dall’Italia, in quanto extracomunitario. Spero, a quel punto, di non rischiare nulla al mio rientro a casa. Non è vero che io abbia precedenti nel mio Paese, ho soltanto una condanna per incidenti con la polizia a Belgrado in occasione di una partita di calcio. Nessun rapporto, comunque, con i tifosi italiani. Io ero arrivato in Italia il giorno prima della partita, lunedì. La sera stessa della vigilia ero andato a cena con i miei amici. Eravamo in sedici, nella zona di Caricamento, al “Pesce d’Oro”, abbiamo mangiato bene, bevendo molto e pagando regolarmente il conto. Io ho qualche soldo, per adesso non voglio concedere interviste. Poi, più avanti, vedremo. La mia famiglia? Mio padre è mancato per un brutto male sei mesi fa, mia madre si trova adesso ricoverata in ospedale. Io faccio il manovale. Lavoro nei cantieri, in nero, saltuariamente e pagato a giornata. Avete scritto pure che io sono il capo della tifoseria serba. E, anche questo, non è affatto la verità”.
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